lunedì 28 aprile 2014

Cons. Mirella Bianco, #Forza Italia: Io non ci sto e dico stop. Intitolare l'aula consiliare a #Renata Fonte? Rimandiamo il consiglio comunale e valutiamo bene i requisiti politici della donna

Potrei tracciare la figura di Renata Fonte durante la sua presenza a Nardò, in quanto ho vissuto in buona parte le vicende della sua vita e della sua attività, ma in questa occasione non è in discussione quello che lei ha testimoniato e compiuto.
Una bella figura di mamma e di donna, che con passione intraprese la vita politica, ferma nei suoi principi e coraggiosa nel difendere le proprie idee, proiettate per il bene di Nardò.
Quest’aula ne è testimone e, a volte, vorrei tanto che la sua voce coraggiosa si levasse per ricordarci che stiamo qui per operare per la crescita della nostra città e per migliorarci, ricercando e trovando più gli aspetti che ci uniscono che quelli che ci dividono.
L’esperienza di Renata, per quanto breve, deve essere ricordata, amata ed
emulata.
È stata stroncata agli albori del suo cammino civile e politico, spezzata quella notte del 31 marzo 1984, piena di speranza, di passione e di progetti, come un albero fiorito divelto dalla furia del vento.
Un delitto che lasciò frastornati tutti i cittadini e ancor più, quando vennero presi il mandante e gli esecutori: per una manciata di potere si era spezzata una vita, quella straordinaria vita di Renata.
E furono tutti condannati a pene severissime.
Una vita spezzata nell’ambito politico per un’aberrante interpretazione della scalata al potere da parte di un pretendente del suo stesso partito politico, illudendosi forse di realizzare chissà quali suoi progetti.
Dire questo non significa, però, dire che sia stato delitto di mafia e delitto di mafia per eliminare un ostacolo ad «insediamenti edilizi devastanti», come nell’area di Portoselvaggio, così come è riportato nel documento che oggi si pone all’esame e al voto del Consiglio Comunale al fine di titolare quest’Aula consiliare a Renata Fonte.
Un Consiglio Comunale -e questo lo affermo pur consapevole di suscitare reazioni e apparire ingrata verso Renata- deve scuotersi e non deve lasciarsi trascinare da una corrente che, nel suo pur apprezzabile intento di nobilitare la vicenda, insiste nel deformare la verità umana e storica, segnata da date certe e da ogni tipo di documentazione.
Le battaglie di Renata Fonte erano condotte per la difesa della verità, della legalità e della costruzione di una Nardò più matura…e noi, invece, nel suo nome rincorriamo miti e capovolgiamo le date e gli eventi a nostro esclusivo interesse di apparire contro la mafia o di accattivarci simpatie.
La mafia si combatte con la verità.
E se veramente vogliamo rendere omaggio a questa meravigliosa donna e alla memoria del suo esempio politico, dopo aver segnato la sua testimonianza con una tomba nel Cimitero, con la dedicazione di un plesso scolastico e di una piazza cittadina, oltre alla targa presso Portoselvaggio, pur non avendo avuto alcuna correlazione né temporale, né storica, né umana, dobbiamo ricostruire la sua storia, affidandone ad esperti lo studio in modo che emerga, una volta per tutte, il suo ruolo e la sua attività di esponente politico.
Il ruolo dei Consiglieri Comunali è quello di dare lustro alla propria Città e non consegnarla, senza alcun riferimento concreto, senza alcun esame e senza alcuna attenzione, ad operatori di immagini, che ledono la sua storia e ne intaccano la sua dignità.
Né possiamo trascurare quanto si sta scrivendo in questi giorni su Portadimare in merito al ruolo di Renata Fonte in riferimento a Portoselvaggio e al altre lotte, che sembra siano a lei attribuite, pur non avendo partecipato.
L’associazione «Libera», che tanti meriti continua ad acquisire, opera bene nel combattere contro l’illegalità-–e Renata è stata assassinata per deformazione della lotta politica-, ma ce ne vuole, per il delitto di Renata, per parlare di mafia e parlare per un evento, cui Renata era del tutto estranea, in quanto non residente né presente a Nardò.
Parlare di mafia per una città, la nostra, che, fino a prova provata, non si è intrecciata per complicità né per omertà con questo esecrando fenomeno, è molto grave.
Non fu accertata, non lo è… e solo dopo tale verifica tutti con eguale coraggio dobbiamo scendere in piazza e lottare, lottare e sempre lottare.
Paesi, in cui qualsiasi forma di mafia è riconosciuta e sancita, difendono la propria immagine.
Nardò, invece, che -ripeto: fino a prova provata- non è interessata, si assegna da sé l’infamia di essere città di mafia.
Questo deve fare un Consiglio Comunale? Questo devono proclamare i suoi Consiglieri Comunali?
Abbiamo il diritto di infangare la nostra città, i nostri genitori e i nostri figli?   
Nonostante la Magistratura non avesse trovato elementi di mafia, noi, invece, giocando sulla dignità della nostra storia, ci arrochiamo il potere di tirarli fuori e assegnarceli.

A questo gioco io non ci sto e, mentre mi inchino dinanzi alla bella e straordinaria testimonianza di Renata per quello che lei è stata, chiedo che questo argomento venga rinviato ad una specifica seduta, dopo, però, l’elaborazione di uno studio di ricostruzione dell’attività politico-amministrativa di Renata Fonte, per la cui concretizzazione invito il Presidente e il Sindaco ad impegnarsi.

Cons Mirella Bianco
Capogruppo consiliare FI


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