giovedì 15 maggio 2014

COMUNICATO STAMPA: MIRELLA BIANCO, #FORZAITALIA: NON PERMETTERO' A MELLONE DI METTERE A TUTTI I COSTI A #NARDò L'ETICHETTA DI PAESE MAFIOSO. LA STORIA NON VA TRAVISATA.

Trovo assurdo ed antidemocratico il caso mediatico e ideologico che ad arte ha montato il consigliere Pippi Mellone, strumentalizzando come sua consueta abitudine, anche un dramma storico come quello della morte di Renata Fonte, donna che  ho conosciuto e frequentato, personalità con la quale ho lavorato e condiviso anche le sue ultime ore di vita. 

Pippi Mellone dovrebbe avere l'umiltà di confrontarsi con i propri colleghi consiglieri e valutare le motivazioni che muovono alcune scelte, senza additare e minacciare verbalmente e gestualmente al sol fine di animare le masse. I fatti riportati per dichiarazione di Mellone, sull'andamento del Consiglio Comunale tenutosi a Nardò il giorno 12
maggio, non sono fedeli all'accaduto: la richiesta ch'è stata avanzata dai Consiglieri di Forza Italia, non è stata quella di rimandare una decisione, ma è stata letta una pertinente relazione, al termine della quale si chiedeva di analizzare bene i fatti storici e le sentenze ufficialmente riportate, per prendere qualunque decisione in merito, con la giusta consapevolezza. 

Voglio ricordare al consigliere Mellone, CHE  Renata Fonte fu assassinata, vicino alla propria abitazione,  il 31 marzo 1984 a Nardò (Lecce) da due sicari con tre colpi di pistola. Dai tre livelli di giudizio sono stati individuati e condannati gli esecutori materiali, Giuseppe Durante e Marcello ma, gli intermediari, Mario Cesari e Pantaleo Sequestro, e il mandante di primo livello, Antonio Spagnolo. Quest'ultimo, collega di partito di Renata e primo dei non eletti alle elezioni amministrative, avrebbe dato ordine di uccidere per risentimento nei confronti di Renata Fonte. Accanto ad una avversione personale di Spagnolo, la sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Lecce dichiara la presenza di ulteriori personaggi, non identificati, che avrebbero avuto obiettivi non raggiungibili con l'elezione di Renata Fonte. Questo è quanto si legge all'interno dei fascicoli, ben poco a che fare con la mafia e con il voler forzatamente attribuire l'etichetta di paese mafioso a Nardò. Diversa sarebbe stata e dovrebbe essere la valutazione, diverso sarebbe  studiare la posizione di Renata come donna passionale e forte, impegnata nel sociale e nella politica, mossasi sempre nel bene del territorio. 

Da donna voglio ricordare Renata per le sue virtù, caratteristiche che l'hanno portata ad essere tanto popolare da ricevere quei consensi elettorali che l'hanno condannata a morte, poichè hanno fatto perdere il controllo al suo carnefice. Questa è la chiave di lettura unica ed ufficiale dei fatti e trovo scandaloso il voler strumentalizzare per accrescere la propria popolarità anche un dramma così eclatante: ricordo al consigliere Mellone, che ricoprire un ruolo istituzionale, vuol dire essere in grado di valutare sempre in modo super partes la realtà, anteporre al proprio tornaconto il bene comune ed essere padrone anche del proprio modo di porsi: le intimidazioni, le minacce, le accuse, dovrebbero rimanere fuori dai palazzi istituzionali e dalla vita di tutte le persone perbene.

Mirella Bianco 
Capogruppo FI Nardò
Consiglieri Presta, Dell'Angelo Custode
Segretario cittadino Lucio Calabrese

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